Da quando ho pubblicato l’articolo sul falso mito dell’incontrare un parigino, non vi ho più aggiornati.
Il fatto è che sta andando talmente bene con “il mio parigino” incontrato su Bumble, che avevo semplicemente voglia di godermi tutto quello che arrivava senza parlarne troppo. Volevo essere presente a me stessa, a noi.
Julien mi sta facendo vivere un sogno. Mi sta facendo scoprire Parigi nella maniera che ho sempre desiderato vivere, ma di cui avevo perso un pò le speranze: la Parigi vera ma anche un pò romanzesca. Usciamo la sera fino a tardi, passeggiamo senza meta, gustiamo piatti tipici francesi sorseggiando calici di vino, con le nostre histoires di vita. Il tempo passato insieme non basta mai e quando siamo occhi negli occhi, è come se entrambi avessimo la sensazione di esserci innamorati per la prima volta.
Con lui non devo programmare, non devo stare lì a capire.. Con lui, il passato non esiste e il futuro è un continuo susseguirsi di tanti magici presente.
E poi proprio lui come persona, lo ammiro tantissimo. Non so a voi cosa lega di più a qualcuno, ma per me è la stima per la personalità che ho di fronte. Ed è la stima stessa che poi mi colpisce e mi lega. E lui è davvero una delle persone più in gamba che abbia incontrato. Si è fatto interamente da solo, ha viaggiato un sacco (è stato pure un anno in Africa nel paese più povero del continente) e in pochi anni si è costruito la sua attività, la sua casa senza l’aiuto di nessuno; ma lo racconta con tutta l’umiltà del mondo. È così sicuro di sé, brillante e aperto al mondo, che riesce a trasmettere a chi ha intorno la stessa serenità e voglia di fare. Lo noto anche quando passo da lui in Brasserie, lo vedi che è uno che sa parlare alle persone. Uno di quelli che hai voglia di avere intorno.
Ma soprattutto, che poi è quello che forse più conta, vedo come sono io da quando sto con lui. Che non vuol dire che sono felice solo grazie a qualcuno. Ma hanno ragione a dire che l’amore vero è quello che relativizza, irradia, ravviva. Quando incontri qualcuno che è davvero fatto per te, le cose accadono in maniera spontanea, naturale. E il rapporto con quella persona è come se si riflettesse anche poi in quello che ti accade nella tua vita a prescindere da quella persona.
Da quando Julien è entrato nella mia vita, forse mi ha fatto il regalo il più grande: imparare a vivere davvero appieno la vita a Parigi, e non solo a condividerla.
Una volta mi ricordo che avevo chiesto alla mia psicoterapeuta “come si riconosce se qualcuno fa per te?” e lei mi aveva risposto “quando saprà ballare la tua danza”. Ed è proprio così.
Mi piace perché è presente, dimostrandomi che ci tiene, riempiendomi di piccole attenzioni; ma allo stesso tempo mi lascia alla mia vita, alla mia individualità. Non si vuole sostituire. Lui, semplicemente, aggiunge.
La sorpresa all’Hôtel Crillon
Qualche sera fa, mi ha fatto una sorpresa incredibile. E ancora adesso, quando ci penso, mi viene da sorridere e domandarmi se è accaduto veramente.
Il programma era che sarei andata a prenderlo al lavoro e avremmo fatto una piccola passeggiata non tanto lontano dall’arrondissement in cui lavora, “le 8ème“. Parigi qualche giorno fa ci ha regalato un assaggio della primavera mista all’estate. Visto che non avremmo fatto niente di speciale, ho pensato di mettermi un jeans a vita alta, una t-shirt bianca, le Vans e il trench (poi capirete il perché di questo apparente insignificante dettaglio).
Mi sono fatta trovare lì verso le 19 e lui mi ha proposto di prendere un verre in terrasse prima di andare via. Siamo stati un pò lì a chiacchierare, nel mentre ci hanno raggiunti altri suoi amici e diversi clienti abituali che sono soliti fare l’apéro verso quell’ora. (Anche questa cosa mi sta riempendo di gioia. Il fatto di presentarmi alle persone a lui care, ai suoi amici. E quando lo fa, poi quando siamo soli mi sottolinea quanto è fiero di avermi al suo fianco).
Tra una chiacchiera e l’altra si sono fatte le 21. Abbiamo salutato tutti e mentre ci avviavamo verso la metro, mi ha presa per mano e mi ha detto “andiamo da questa parte“. Gli ho chiesto dove saremmo andati e lui mi ha risposto con lo sguardo concentrato sulla direzione da prendere “un posto che amerai sicuramente”.
Una volta davanti all’ingresso, ho spalancato gli occhi. Per un attimo, ho pensato avesse sbagliato posto. Davanti a noi l’intemporel, le lègendarie Hotel Crillon.
Per quanto fossi meravigliata di fronte a tanta bellezza, mi sentivo anche allo stesso tempo a disagio: non avevo decisamente l’outfit giusto per entrare in un posto del genere. Gliel’ho fatto presente e lui mi ha rassicurata con un Non ci pensare, sei bellissima.
Mentre ci dirigevamo verso la terrazza dell’esterno, mi spiegava che era stato più volte anche con i suoi genitori. Avevano cenato al ristorante dell’albergo. Non che siano degli habitués, ma ogni tanto gli piace andarci per regalarsi una coccola, soprattutto perché ci lavora un suo caro amico, nonché Direttore dell’albergo. Ha terminato il discorso dicendomi che ci teneva tanto a presentarmelo e che mi sarebbe piaciuto tantissimo; e da come me lo descriveva, si percepiva che avessero una grande stima reciproca.
Io in quel momento confesso che non è che lo ascoltassi più di tanto, ero troppo concentrata a non perdermi nessuno dei dettagli intorno a me (e a filmarlo furtivamente, senza dare troppo nell’occhio).
Ero dentro a un sogno.
Quando la ragazza ci ha portato il menù, io non l’ho sfogliato nemmeno, non avevo il coraggio di vedere i prezzi. Ho chiesto a lui di scegliere per me un bicchiere di rosso fermo. Lui si è ordinato un Espresso Martini (un cocktail tipicamente parisien che ho scoperto adorare).
Il suo amico non c’era, aveva staccato qualche ora prima; ma aveva domandato a Julien di raggiungerlo per un drink a “La Réserve”: un hôtel a pochi passi dal Crillon ma che sia io che Julien non conoscevamo e che però, il ristorante, ho scoperto essere una terza stella Michelin.
Anche “La Réserve” si è rivelato un luogo di una bellezza infinita. Così elegante, di classe, curato nei dettagli. Io non ci potevo credere. Più e più volte mi sono detta “Ok adesso mi sveglio”.
All’ingresso Julien ha chiesto alla receptionniste di accompagnarci al tavolo di Monsieur Victor (il suo amico). Julien nel breve tragitto per arrivare all’indirizzo, ha tenuto a precisarmi “non lasciarti ingannare dalla sua posizione. Anche se è un Direttore d’hôtel di lusso che gestisce 400 dipendenti, e frequenta altrettanti hotel di lusso per i suoi after work, è la stessa persona con cui ogni tanto ci prendiamo una scadente bottiglia di whisky da bere seduti svaccati su una panca a caso dopo il lavoro”.
Le sue parole, ripensando ai miei jeans e la mia t-shirt bianca da 7,99€ comprata da Zara, mi hanno aiutata a eliminare il mio senso di inadeguatezza.
E infatti, mentre percorrevamo il corridoio che conduceva alla sala biblioteca, una volta arrivati, davanti a me, avevo un ragazzo solare, raggiante, dall’aria curata ma estremamente semplice. Un ragazzo che mi ha mostrato tutta la gentilezza e la familiarità di cui avevo bisogno in quel momento. Con i suoi 1,90 di altezza e il suo completo e le sue scarpe che coprivano quasi 8 miei mensilità d’affitto, mi ha chiesto cosa volessi da bere e mi ha fatta accomodare accanto a lui sulla lussuosissima poltrona di velluto rossa con tanto di camino accanto che incorniciava lo sfarzoso salotto.
Oltre a lui, c’era un suo amico, che a quanto ho capito si occupa della gestione (insieme agli Emirati Arabi) di oltre una decina di hotel di lusso presenti a Parigi; e il Direttore del ristorante dell’Hôtel Crillon.
Siamo stati benissimo. Nessun momento di imbarazzo, anzi, siamo stati così bene che poi abbiamo concluso la serata prendendoci un ultimo drink nella Brasserie di Julien (sì, abbiamo bevuto proprio tanto). Victor mi ha raccontato delle sue esperienze all’estero ( è stato in Australia, in Canada, a Singapore). Gli ho accennato dei miei progetti e lui mi ha dato una carica pazzesca perché ha esordito dicendo “tu puoi fare qualsiasi cosa”. Una frase così semplice, al limite del banale; ma non so, detta da lui in quel momento l’ho quasi vista manifestarsi in realtà.
La cosa che poi mi ha colpita, tra un discorso e l’altro, è la conferma di una considerazione che avevo già fatto ultimamente vivendo qui a Parigi, soprattutto guardando la scelta degli attori nei film. Qui l’apparenza non è importante. In generale, ai francesi non importa del tuo aspetto o come ti vesti. Per loro non è un parametro per determinare se vale la pena conoscerti o meno. Anche Victor sottolineava come il più delle volte le persone (al di là delle risorse economiche) non entrano in posti come il Crillon perché hanno paura di non sentirsi all’altezza del posto e quindi giudicate; quando invece semplicemente a nessuno importa. E tutti, seduti al tavolo, annuivano per confermare che erano totalmente d’accordo con lui. Chiaro, questo non significa che non curare il proprio abbigliamento è insensato; ma nemmeno che bisogna precludersi la possibilità di vivere un’esperienza solo perché non si è vestiti “bene”.
E infatti, anche se erano in completi Prada, mi hanno fatta sentire come se portassero anche loro le Vans.
Sono felicissima, perché da quando sto con Julien sto imparando tantissime cose: luoghi, modi di vivere, modi di parlare, modi di fare. Mi sento come se ormai il difficile periodo iniziale stesse svanendo, per dare spazio ad una realtà in cui inizialmente pensavo non mi fosse concesso entrare. Man mano, sento che mi si stanno aprendo le porte; e per una volta, oltre a ringraziare Parigi per tutto questo, vorrei sinceramente ringraziare anche me stessa per aver avuto il coraggio forse più grande. Non tanto di partire, quanto più di vivere.
E la svolta credo sia avvenuta quando sono uscita interamente dal mio “Io”. Perché se non avessi scaricato quell’app che mi rifiutavo categoricamente di installare; se non mi fossi impegnata così tanto nello studio del francese in modo tale da darmi più fiducia in me stessa nell’interagire con gli altri; se anche solo con la cerchia che mi sto costruendo non mi fossi tolta la paura di essere rifiutata; se non avessi detto “No” a quelle situazioni e a quelle persone che non mi facevano che allontanare da questo nuovo mio percorso e da me; se non mi fossi semplicemente guidata, non sarei arrivata dove sono ora. E alla fine, non avrei potuto che incolpare me stessa.
E chi mi ha seguita dall’inizio lo sa che non è stato facile arrivare fin qui, al contrario.
Chi mi conosce sa che il traguardo più grande è per me, attraverso queste parole, dare il merito anche a me stessa e non solo alle circostanze esterne. Realizzare che anche io merito di essere felice. Guardarmi allo specchio ed essere fiera della persona che vedo riflessa.
E cazzo, se sono felice.
Così felice che ne ho quasi paura.
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Che dire, se non è Ricominciare a Parigi questo, non so proprio cosa potrebbe esserlo! Capisco la tua paura che sia tutto fin troppo bello, spesso (forse sempre) faccio fatica a godere delle belle esperienze che la vita mi offre perché immagino siano effimere e mi porteranno soltanto a sentirne la mancanza. So che anche che non c’è niente di più sbagliato. Ogni esperienza fatta non può che arricchire, qualsiasi sia la sua durata ed intensità. Perciò, sono molto felice per te. Tuffati, tuffati sempre. Che non sia che prenda spunto da te. 🙂